Ultima lettura: "Non mi uccidere" di Chiara Palazzolo

Buon pomeriggio amici di blog!
È passata solo qualche ora da quando ho letto l'ultima pagina di "Non mi uccidere", il romanzo di Chiara Palazzolo, il primo di una trilogia di genere urban fantasy. È stata una lunga lettura, a volte interrotta da impegni quotidiani, ma non credo che sia stata questa la ragione per cui una storia che a principio mi aveva colpito, ha poi finito con l'annoiarmi.
Avrei voluto pensare, dire e scrivere diversamente, lo giuro. Perché a me l'urban fantasy manca. Mancano le scene ambientate nei cimiteri, mancano i protagonisti surreali, oscuri, mi manca quella parte dark di me che dorme sopita e che in passato ho tirato fuori in alcuni dei miei romanzi o racconti brevi. E speravo davvero che questo libro potesse farmi innamorare di un genere che non ho mai dimenticato. Ma non è stato così.

Le ragioni sono principalmente legate a una protagonista che non ho trovato incisiva. La sua eterna attesa per Robin, il suo amore incondizionato e folle, espresso non solo nella vita ma anche nella morte, me l'hanno resa troppo distante dal mio modo di pensare. Mirta nella morte "sente" tutte quelle emozioni che avvertiva quando era viva. Io avrei preferito invece una trasfigurazione completa, decisa, perché a parere mio la morte recide, spezza legami, li trasmuta. Mirta invece mi è sembrata una non-morta a metà, che aspetta l'amore, insicura, mangiando ogni tanto persone vive, giusto per ricordarmi che è lei la zombie della storia e non un altro mostro che dovrà uscire fuori nella pagina successiva.

E ho trovato il romanzo estremamente lungo, a volte molto ripetitivo. La scrittura telegrafica della Palazzolo non l'ho disprezzata, anzi. Eppure non mi ha aiutato ad amare un romanzo che, per i miei gusti, avrebbe avuto tutte le carte in tavola per diventare uno dei miei urban fantasy preferiti.
Non so se continuerò con la lettura della trilogia. Forse passerò ad altro e tornerò da Mirta in futuro. Perché troppi sono stati gli interrogativi lasciati aperti. La spiegazione di Mirta/Luna e della sua morte, non-morte, inizia nelle ultime pagine e lascia il lettore con un irritante finale aperto. Pure troppo.
Se non altro questo libro ha riacceso in me la fiammella mai spenta dell'amore verso un genere che resterà sempre nelle mie corde.

Alla prossima, amici di blog!

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