La strada fino a qui di Simona Diodovich

 


Ciao Simona e benvenuta nel mio angolino virtuale. Voglio iniziare, come sempre, da una domanda di rito: chi è Simona Diodovich e cosa fa quando non scrive?

Ciao, Alessandra! Grazie a te per avermi invitata. Iniziamo: chi sono io, se non scrivo? Sono una donna di 53 anni proprio in questo mese, che ha ancora il cuore di una bambina che gioca o balla in mezzo alla strada, - che non è una battuta credimi, ne sono ben coscienti i miei amici e amiche -, e lavoro nell’editoria. Con quest’anno sono 34 anni di lavoro per le case editrici, sia all’interno che come freelance, con mia madre che rilegava libri e mio padre che stampava fumetti. Sono una grafica, illustratrice, fumettista, autrice, sceneggiatrice di fumetti, editor, copywriter e colorista. (Quando lo scrivo devo sempre ricontare per vedere se li ho inseriti tutti.  In pratica, lavoro da troppi anni lì dentro e faccio un po’ di tutto. Il segreto per non annoiarsi, in pratica e così ho imparato un sacco di cose.)

E poi sono una a cui piace cucinare, dipingere, cantare, fare uncinetto, giocare come i bambini, fare lunghissime passeggiate, ballare. Devo leggere, guardare serie tv e coccolarmi la famiglia e uscire con amici e amiche.

Se ti dico che in una giornata riesco a fare quasi tutto? Questa sono io, al di fuori della scrittura. La versione umana di wonder woman :P


Quando hai capito che scrivere sarebbe stata una tua passione, una strada da voler percorrere?

Be’, ti direi che è nata naturalmente. Disegnavo i cartoni animati, volevo crearmi un personaggio mio, e così me lo sono inventato e gli ho appiccicato intorno una storia, avevo 12 anni. Il personaggio che tutti volevano copiare nei giochi era Candy Candy, non riuscivo mai a interpretarla io. Così un giorno mi misi alla scrivania e ne inventai una con i ricci lunghi fino ai piedi. Le creai una storia intorno e scesi con quel foglio “Io da oggi sono questa.” La fantasia di una bambina che disegnava già da quando era piccolissima…

A 18 anni creai la sceneggiatura di un cartone animato, che ho ancora in cantina chiusa in scatoloni vari. E poi a 19 ho iniziato a lavorare e mi sono proprio buttata in questo mondo… come una spugna, io volevo imparare tutto.


Quale è il libro che ti ha fatto innamorare della scrittura, quello che avresti magari voluto scrivere tu? Parlo di autori classici come anche di contemporanei.

L’ombra dello scorpione di Stephen King. Da quel momento ho adorato proprio la scrittura e la maestria di King mi ha proprio catapultato in un mondo differente. A seguire altri grandi autori che ho amato, ma il primo resta lui, l’unico indiscusso King.

Come è nata la tua avventura nel mondo editoriale? Ti va di ripercorrerne insieme i passi?

Calcola che io già pubblicavo con grandi case editrici i disegni, ho lavorato anche a Canale 5, ma per la scrittura, vera e propria, una mia amica super razionale che non amava i fantasy, lesse Twilight e quando finì era disperata, perché non sapeva come fare. Un giorno, a furia di sentire lei in un fiume di lacrime (dai, qui sto esagerando) replicai un “Va be’, te lo scrivo io un libro fantasy” ed è nata la storia di Carlie. Confezionato il libro ho detto “E ora cosa ne faccio?”. L’ho mandato in giro per le case editrici e una di queste me lo prese. Pubblicai con loro anche il secondo e poi mi dedicai al self, dove sono libera di farmi tutto quello che voglio, a modo mio. (Si era già capito a 12 anni che tipo di persona ero, giusto?)

Da allora non mi sono più fermata. Scrivere è diventato il mio pensatoio magico. Ogni storia che mi viene in mente si tramuta in libro, peccato che io invento storie ogni giorno, e mi serve del tempo per scriverle. Ho un faldone pieno di plot. Ma la stessa storia, tra scriverla e disegnarla, preferisco scriverla: ci metto meno tempo.





Il romance è il genere con il quale ti fai conoscere ai lettori. Come mai questa scelta?

A dir il vero no, io cambio genere a seconda di quello che mi va, perché altrimenti mi annoio. E se mi annoio io, si rispecchia nella scrittura. Da subito, dopo i primi due fantasy, ho scritto uno sport-romance, poi sono passata all’epic-fantasy, romance puro, romantic-suspence, distopico, supereroi, libri per bambini, ho messo fuori dei libri disegnati con i mandala. Io devo divertirmi a scrivere la storia, quindi faccio quello che mi dice il cuore e la mente, nel vero senso della parola. Sapevo che l’editoria amava incasellare gli autori, quindi appena pubblicato i primi due, mi sono mossa diversamente. Le lettrici che mi seguono poi decidono se quel libro lo vogliono leggere perché è nelle loro corde, o meno. Difatti io non ho un fandom come le altre. Sono multicolor e magari mi seguono solo per determinati libri.


Parlando sempre di generi: ce n’è uno che proprio non proveresti nemmeno a scrivere?

I saggi e i gialli non sono il mio genere. Proprio non mi ci avvicino nemmeno.

Mentre, pur non avendo mai scritto un thriller, mi piacerebbe provare un giorno, dato che ho studiato psicologia, immagino sia davvero, davvero divertente.


Come ti pubblicizzi, come ti muovi in questa giungla infinita che è l’editoria?

C’è qualcuno che è bravissimo a farlo? Di certo, non io. Cerco come tutti di dare il mio meglio nel marketing, però si è un po’ limitati. Da vecchietta (in quanto autrice, intendo) erano meglio i tempi passati, adesso è un vero caos. Instagram, Facebook, Amazon stesso (cioè la sua pubblicità sembra fatta per farci vincere al lotto, ma pochi vincono! Terribile, non si capisce nulla)

Ed ecco, vedi? Sono proprio sul pezzo. (Ironico)


Parliamo ora dei tuoi romanzi: a quale sei in qualche modo più legata?

Ah, cavoli, è come chiedere a una madre quale figlio ama di più. Li amo tutti, ma se devo dirti qualche titolo, allora metto quelli che, in qualche modo, mi hanno dato una svolta. Quindi, Carlie, HHS-HAMPTON HIGH SCHOOL, Fuoco cuore Acqua, Toulane la farfalla, L’uomo di ghiaccio…

E poi non saprei, già mi sento brutta e cattiva per aver fatto questi nomi di figli. 


Quale è il tuo rapporto con i lettori?

Alcune sono venute a trovarmi in ufficio. Basta come risposta? Altre non le conosco, ma se mi scrivono rispondo appena vedo, metto vocali dicendo “Scusa, se senti il rumore dell’acqua sto lavando i piatti” ecco, dimostra come sono io, i lettori, le lettrici sono persone uguali a me, quindi si beccano me per come sono. Certo, loro sono più posate di me, io sono matta, in questo faccio poco testo. Ma è per farti capire che li tratto come tratterei una delle mie amiche che mi scrive.


Torniamo alla lettura, da dove tutto nasce. Come possiamo invogliare le giovani generazioni ad abbandonare, anche per poco tempo, tablet e telefonini per prendere in mano un libro?

Hanno fatto la serie tv? Leggi il libro è più dettagliato, ci sono delle scene che nella serie tv non trovi ma che sono favolose! Secondo me così può funzionare. :P scherzo! Non saprei, ci sono genitori che fan conoscere i libri ai figli fin da piccoli, altri ci incappano per caso con qualcosa che a loro piace e lì cominciano, ma non si può costringere nessuno. Non c’è un modo esatto per farlo. La lettura o si ama, o non ci si appassiona proprio.


C’è un’autrice contemporanea che reputi una sorta di modello da seguire o che leggi maggiormente?

Non in particolare, se sono autrici italiane e io le conosco, compro i libri perché è giusto farle guadagnare, conosco la fatica, e poi le leggo. Non c’è una tra loro che amo particolarmente, ma so con chi andare sul sicuro per una bella storia, quello sì.


A quali progetti stai lavorando in questo momento?

Sto correggendo un libro fantasy, sto scrivendo dei romantic-suspence/militar-romance e sto creando un disegno grande come mezza parete di cartoni animati giapponesi. In più sto mettendo giù tutto il plot per il racconto estivo. Mentre la mia mente traditrice mi dice “toh, guarda, ho questo plot pronto per te”

È una gran fatica, ma qualcuno deve pur farlo, no? :P