La strada fino a qui di Tiziana Iaccarino

 


Dopo tutti questi anni in editoria, come è cambiato il tuo rapporto con la scrittura?

Ciao Alessandra, anzitutto, permettimi di ringraziarti per lo spazio che mi dedichi nel tuo blog.

Il mio rapporto con la scrittura è altalenante. Ci sono sempre stati alti e bassi, come in un qualunque “rapporto umano” perché la scrittura per me, oltre a essere una terapia e una cura, ha sempre rappresentato anche una compagna di vita.



Editoria tradizionale e self publishing. Nella tua lunga carriera hai toccato con mano entrambe le realtà. In quale delle due ti sei rispecchiata maggiormente e quali sono i pro e i contro di entrambe?


Mi sono sempre definita un'autrice ibrida, perché non mi piace schierarmi dalla parte di una delle due soluzioni, a scapito dell'altra. Dopotutto, la pubblicazione è un processo molto delicato in entrambi i casi.

Entrambe le soluzioni, tra l'altro, hanno i loro pro e i loro contro.

Il self-publishing offre grande libertà a chi scrive, ma anche tanto lavoro, perché bisogna fare tutto da sé (e questo aiuta a responsabilizzarsi, a scegliere, a capire cosa possa funzionare, a sbagliare per imparare), anche se i guadagni sono diretti e spesso assidui.

La casa editrice dovrebbe garantire un sostegno tale da alleggerire i suddetti compiti all'autore (il condizionale è d'obbligo), ti offre un certo prestigio, credibilità, magari un nome se è altisonante, ma non ti paga quanto l'autoproduzione.

Penso sia giusto fare entrambe le esperienze per capire quale sia meglio per sé.


Ora, andiamo a “Lanty in London”, della serie Lanty&Cookies. Ti va di ripercorrere assieme le tappe di questo tuo progetto fino all'ultima pubblicazione?


Lanty è nata nel 2013. Era una cupa giornata d'autunno inglese.

So che, forse, data l'atmosfera e l'ambiente in cui mi trovavo, avrei potuto benissimo scrivere un regency o una storia contemporanea ambientata a Londra. Invece, per superare un momento particolarmente difficile, perché mi mancava l'Italia, cominciai a scrivere di getto di una ragazza che vive nella Milano di oggi, particolarmente bella, ma anche molto incasinata nella vita privata. Una sorta di Bridget Jones italiana, ma molto più figa.

Così è nata “Lanty&Cookies” (io ho amato sempre i cookies, passione che ho trasferito alla protagonista), che doveva essere unica, autoconclusiva, ed è stata anche la prima opera che ho autopubblicato su Amazon.

Quando le prime lettrici si affezionarono a Lanty, però, mi chiesero a gran voce di continuare a raccontare le sue avventure e soprattutto di farla innamorare, perché questo non accadeva nella storia. Da lì ho pensato alla seconda parte: “Lanty in love”, dove finalmente la protagonista si innamora, anche se continua a finire nei pasticci. Poi è nata l'idea di costruire intorno alla sua vita una serie intera, di cinque volumi, dove spero di sistemarla nel vero senso della parola e di offrire una lettura di evasione a chi ne legge le imprese.



Il genere romance, da te tanto amato, quali caratteristiche o ingredienti deve avere?


Sicuramente deve far sognare.


Quale è, se c'è, un'autrice romance che ha lasciato in te il segno e che ti ispira più delle altre?


Io amo sia le scrittrici italiane che straniere. Non voglio nominarne nessuna, perché penso che tutte quelle che seguo meritino di essere menzionate, e sono tante.


Leggere prima di scrivere o soltanto leggere. Come possiamo invogliare le giovani generazioni, native digitali, alla lettura?


Leggere è fondamentale per se stessi. Non conta se si è scrittori, scribacchini, autori, giornalisti, articolisti, copywriter, studenti o altro. Leggere è fondamentale nella vita in generale perché, con il passare del tempo, si può anche incappare nell'analfabetismo di ritorno, ovvero nella condizione di perdere le conoscenze assimilate in età scolare, perché non si esercita l'abitudine alla lettura e alla scrittura.

Leggere è fondamentale per ogni essere umano.

I giovani, a mio avviso, vanno invogliati fin dalla più tenera età e tutto dipende dai loro genitori.