La strada fino a qui di Stefania D'Angeli
Ciao Stefania e benvenuta nel mio angolino virtuale. Per iniziare la nostra chiacchierata comincerei da una domanda di rito: chi è Stefania D'Angeli e cosa fa quando non scrive?
Ciao Alessandra (come una dei protagonisti del mio libro!) innanzitutto grazie per questo spazio che mi stai dedicando! Stefania è una “marchigiana di adozione” (mi sono trasferita da Roma nelle Marche quando ero bambina) che nel tempo libero si dedica a fotografia, viaggi, passeggiate e trekking, libri e qualche film. Insomma, in generale a tutte quelle attività che le restituiscono tempo per se stessa, fondamentale per mantenere un equilibrio psico-fisico!
Focalizziamoci adesso sulla
scrittura: quando hai capito che scrivere per te sarebbe stata una
“strada”?
Se scrivere è una “strada” non l’ho mai
saputo, non lo so neanche adesso in realtà! O meglio, prima di
definirmi “scrittrice” dovrà passare un po’ di fama sotto i
ponti! Diciamo che è sempre stata parte di me, la preferivo ai
giocattoli ma al tempo stesso mi sentivo strana e inadeguata, era
un’attività che nascondevo e tenevo segreta, solo per me. L’ho
considerata una cosa molto intima praticamente per tutta la vita.
C'è un libro che ti ha fatto
avvicinare alla lettura o uno che ti ha convinto a iniziare a creare
i tuoi mondi?
Più che un libro, direi la tv e i cartoni
animati! Solo in seconda battuta, i libri (tutti quelli per ragazzi,
Louise May Alcott, Mark Twain, qualcosa di Dickens). Ho iniziato
molto piccola, praticamente da che ho imparato a scrivere: le storie
che vedevo in tv o che leggevo di tanto in tanto mi sembravano
“inadatte”, avrei voluto dare dei finali scelti da me, a quelle
storie: all’inizio mi divertivo a riscrivere alcune scene dei film
con finali alternativi. Ricordo ancora quando mi ero messa in testa
di “sceneggiare” Ritorno al Futuro, che ormai sapevo a memoria, e
farci una recita con gli amici del paese: avevo otto anni! (è a
tutt’oggi il mio film preferito comunque!)
Di pari passo, avevo già iniziato ad avere idee per creare storie, la prima tra tutte a proposito di una ballerina. Non sapendo come strutturare la trama, chiesi aiuto a mia mamma, che un giorno mi riportò a casa da lavoro 4 fogli scritti al computer con un abbozzo di racconto: seguendo quel canovaccio, sviluppai una storia, aggiungendo per almeno due anni fogli scritti a penna al brodo primordiale. Con l’arrivo del primo Olivetti in casa, mia mamma mi insegnò a usare il programma di videoscrittura (antenato di Word!) e mi regalò anche un floppy disk. A quel punto, a 9 anni, potevo andare da sola.
Parliamo adesso di Come il
vento e la pioggia. Quale è stata la sua “gestazione”
e quali tutte le tappe che poi ti hanno portato alla
pubblicazione?
Ho iniziato a scriverlo nel lontanissimo 2001,
in primavera. Senza un’idea particolare, solo come una serie di
storie in cui ogni personaggio aveva un capitolo a sé, ma mi sono
resa conto subito che non funzionava: ho quindi “inserito” tutti
i personaggi in una comitiva, in modo che si conoscessero e
interagissero tra loro, ed è stato amore. Per circa un anno ho
macinato pagine e mi sono anche affezionata alle storie che stavo
creando, poi l’ho abbandonato nell’archivio del computer senza
mai finirlo, anche a causa della frenesia della vita che premeva
sull’acceleratore. Solo nel 2008, complice un sogno che vedeva i
miei protagonisti quasi prendere vita, sono riuscita a concluderlo.
Da allora, l’ho sfogliato e riletto più volte, di tanto in tanto
lo inviavo a case editrici, ma nessun contratto proposto era
soddisfacente: si trattava perlopiù di eap (cade editrici a
pagamento), e io, memore di una brutta esperienza proprio in quegli
anni con un altro mio romanzo, non volevo più aver niente a che fare
con questo tipo di case editrici. Nel 2021 è arrivata Bookabook, con
l’innovativo metodo del crowdfunding (che in Italia è ancora così
poco diffuso), e ho avuto un’occasione diversa dalle altre. Cento
giorni per raggiungere 200 preordini e permettere la pubblicazione
del mio romanzo. Una promozione matta e disperatissima, battendo a
tappeto social e cerchie di conoscenti. È andata bene, “Come il
vento e la pioggia” è stato pubblicato e dal 10 marzo è
finalmente disponibile in tutte le librerie e store online.
A quali lettori è indirizzato il
tuo romanzo?
Come genere, essendo una sorta di romanzo di
formazione, di sicuro piacerebbe a chi ama la narrativa
contemporanea, a chi ama le storie di amicizia condite da buona
musica. La storia si svolge all’inizio del millennio, con tutto ciò
che ne consegue: niente internet, dunque, niente social. Solo la
voglia di stare insieme, di fare musica, di spostare le montagne con
l’entusiasmo dei vent’anni. Posso quindi affermare con certezza
che il mio libro abbraccia almeno due generazioni: quella degli
attuali ventenni (la stessa età dei protagonisti), che possono avere
un’idea di com’era la vita vent’anni fa. Sembra dietro
l’angolo, quel periodo, ma in realtà sono cambiate tantissime cose
da allora, e questo libro è quasi una testimonianza non voluta.
L’altra generazione, ovviamente, è la mia, quella dei quarantenni
che sono stati ventenni nel periodo in cui si svolgono le vicende di
“Come il vento e la pioggia”, e che quindi potranno leggere con
un pizzico di nostalgia e ricordarsi com’erano.
C'è un messaggio in particolare che
vorresti inviare ai lettori?
Di non arrendersi, di non perdere
mai la speranza. I protagonisti di questo libro piangono, combattono
talvolta contro mostri invisibili guardando dentro se stessi. Ognuno
impara una lezione o ne insegna una. Ma poi trovano il modo per
reagire e ricominciare. “Come il vento e la pioggia” parla di
speranza, di strade che non sono invisibili, se si impara a guardare
davvero.
C'è un libro di un autore classico
o contemporaneo che avresti voluto scrivere?
Adoro Baricco. Se
avessi saputo scrivere così, avrei voluto scrivere Novecento, o
quelle frasi stupende che Oceano Mare racchiude. Però, considerando
anche che Il Piccolo Principe è il mio libro preferito, anche
scrivere quello non sarebbe stato affatto male!
Come definiresti la scrittura?
Io la definisco una terapia, lo è
sempre stata per me. Scrivere è la forma delle mie emozioni, e
quando non riesco a esprimere ciò che sento, la scrittura viene
sempre in mio soccorso.
A cosa stai lavorando in questo
momento? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho parecchio
materiale “datato”, mi piacerebbe in un certo senso sfoltire
tutti quei romanzi che ho scritto anni fa e, perché no, trovar loro
un editore. Come prima cosa vorrei lavorare al “refresh” del
romanzo scritto tanti anni fa e pubblicato con la eap, dargli un
taglio leggermente meno adolescenziale. Ora come ora, però, mi
concentro sulla promozione di “Come il vento e la pioggia”: è
giusto che i miei ragazzi prendano la loro strada e inizino a vagare
da soli per il mondo.