La strada fino a qui di Giuseppe Pantò

Buongiorno amici di blog!
Oggi ho il piacere di fare quattro chiacchiere con l'autore di Area Zero, Giuseppe Pantò (potete leggere la mia recensione al romanzo QUI)



Giuseppe Pantò, giornalista, ha collaborato con diversi quotidiani, tra cui La Repubblica e Il Sole 24-Ore, prevalentemente nel settore economia e finanza. Attualmente si occupa di comunicazione universitaria ed è caporedattore dell'area pubblicazioni e web della Bocconi. Il suo romanzo d’esordio, Il Cerchio del Diavolo (Rizzoli), ha vinto il premio Big Jump, categoria Romanzo storico. Ha pubblicato anche Chaturanga (Historica) e Amori, delitti e cenni poetici sul nulla (Aliberti).





Ciao Giuseppe e benvenuto nel mio blog. Ho avuto il piacere di leggere Area Zero, un noir condito però di sentimento. Come ti è venuta l'idea per questo romanzo? Quale è stata la scintilla?

Ciao e grazie per il tuo invito a questa piacevole conversazione! La mia attività di autore si divide, abbastanza equamente, tra il romanzo storico e il noir. Mentre il romanzo storico mi permette di “viaggiare nel tempo”, grazie alle ricerche e alle esplorazioni di epoche lontane, il noir mi dà il piacere di viaggiare nei meandri dei sentimenti umani, dalla loro superficie alla profondità e viceversa. Con Area Zero avevo voglia di esplorare e comprendere alcune dinamiche umane che spesso restano nascoste, o per precisa volontà o per incoscienza. In particolare: quante sfaccettature, quante “zone oscure” possono avere sentimenti e relazioni che, all’apparenza sembrano semplici e lineari? E poi, che limiti ci poniamo, se ce ne sono, quando siamo coinvolti in un rapporto con un’altra persona? 

Quali sono secondo te gli ingredienti per scrivere un noir? 

Ti posso dire quali sono gli ingredienti che a me piace miscelare quando mi cimento in una narrazione noir: una buona dose di mistero, innanzitutto, che deve perdurare e replicarsi nello scorrere delle pagine; e poi un bel pizzico di poesia, di pensieri e riflessioni che possano non solo far riflettere, ma anche far ritrovare al lettore dei pezzi della propria vita. Non mi interessa, quindi, essere eccessivamente preciso e pignolo sugli aspetti più “giallistici”. Ma è più importante mettere in atto una sorta di magia tra testo e lettore, in cui prendere parte alla vita dei personaggi, magari immedesimandosi in uno o in un altro, e lasciare un qualcosa dentro, un momento di riflessione, al termine della lettura.

Il romanzo è farcito di titoli e citazioni letterarie. Ma quale libro adesso si trova sul tuo comodino? 

Con la tua domanda tocchi un tasto dolente, perché sul comodino avrei in realtà una pila di libri arretrati da leggere. Ma veniamo alla risposta: in quest’ultimo periodo mi sto dedicando alla lettura di alcune opere minori di Jorge Luis Borges che avevo tralasciato in passato e che ora mi interessa approfondire. Mentre il prossimo romanzo che ho intenzione di leggere (e che è già sul mio comodino) è l’ultima opera di Nicola Lagioia: La città dei vivi.

Generi letterari e dove trovarli. C'è un genere che prediligi scrivere e uno nel quale pensi che non ti cimenteresti mai? 

Come ti dicevo prima, i miei generi prediletti, quelli in cui mi trovo più a mio agio come autore, sono lo storico e il noir. Poi, amo talmente la lettura e la scrittura che mi piace pensare di potermi cimentare con qualunque genere. Se dovessi indicare, però, quello forse più distante da me, quello su cui potrei fare più fatica, ti direi quello biografico e autobiografico. Questo perché a me piace raccontare storie che non “appartengono” in modo viscerale a qualcuno o a me stesso. Narrazioni di cose apparentemente distanti da me e che possono stimolare fantasia e conoscenza.

Se potessi ospitare a cena uno scrittore (classico o moderno) chi inviteresti?

Bella domanda! Per motivi diversi, ma alla fine per contenuti insospettabilmente coincidenti nel mio interesse personale, ho sempre amato molto esplorare i territori della letteratura russa e di quella sudamericana. Quindi, dei classici, mi sarebbe piaciuto molto conversare a cena con Michail Bulgakov o con Gabriel Garcia Marquez. Riguardo ai contemporanei, sono molto legato alle opere di Giuseppe Genna che mi ha fatto l’onore di essere presente sul risvolto di copertina di Area Zero e che inviterei anche ogni sera a cena!

Ci sono dei messaggi che hai voluto lanciare al lettore con il tuo romanzo?

Credo ci siano tanti messaggi, impliciti o espliciti e mi auguro che ogni lettore trovi qualcosa che gli appartiene o che aveva dimenticato di possedere. Un messaggio di Area Zero che mi sta molto a cuore è un messaggio di speranza, soprattutto in questi ultimi tempi così devastati dalla pandemia mondiale che ci ha colpito: ogni momento di passaggio, ogni luogo di confine, porta dentro di sé la fatica di un tempo e di uno spazio ostili e la certezza di un rafforzamento e di una crescita.

Nella vita di tutti i giorni, cosa potrebbe essere un'area zero?

L’area zero, per ognuno di noi nel cammino della nostra vita, è proprio quel luogo di confine, quel punto di passaggio tangibile o labile tra ciò che è stato e ciò che sarà. In fondo, può essere semplicemente la metafora di quel tempo presente così difficile da cogliere e da godere appieno in cui si guarda a quello che si è stati e si costruisce quello che saremo in futuro.