Recensione "Scatti fuori fuoco" di Stefania Da Forno

Buona domenica, amici di blog!
Ho letto il bellissimo romanzo di Stefania Da Forno, Scatti fuori fuoco edito dalla Delrai Edizioni.
Una storia che consiglio per la sua maturità e per i personaggi complessi ma per questo quanto più reali.



Sinossi: «Brindo alla normalità, alla noia e al sapere cosa aspettarsi dalla vita.» Lo guardai negli occhi, in attesa di sentire il suo discorso.
«Io brindo ai nuovi incontri, alle sorprese che la vita ci riserva e alla sincerità.»
Il mio brindisi era molto più bello. I bicchieri si toccarono e lasciai che la vodka mi bruciasse ogni centimetro di carne, dalla bocca fino allo stomaco. Mi leccai le labbra per carpire le ultime gocce rimaste. Non feci a tempo ad appoggiare il bicchiere sul bancone, che una mano si strinse intorno al mio polso.
Mi voltai e trovai il sorriso di Ian a pochi centimetri da me.


Harper è una ragazza di ventisei anni, organizzatrice di eventi. Nella vita non è mai stata fortunata in campo affettivo e per questo è diffidente verso il prossimo. Cinica e pratica, viene assunta per dedicarsi ai preparativi dell’inaugurazione di un hotel a Fairbanks, in Alaska.
Ian è il fotografo che si occuperà della pubblicità e della realizzazione delle brochure, ma non è un tipo socievole e sembra proprio che Harper non gli piaccia per niente.
Costretti a causa di forze maggiori, i due passeranno un bel po’ di tempo insieme, conoscendosi e confrontandosi, facendo innescare tra loro un cortocircuito di antipatia e forte attrazione.

In un luogo dove il passato, il presente e il futuro si incontrano, Scatti fuori fuoco racconta l’incrociarsi causale di vite e le loro conseguenze.



Recensione

Stefania Da Forno è una che sa scrivere. Ma non solo: sa scrivere e non ha paura di buttar giù trame serie e drammatiche, ben lontane dalle commedie romantiche alle quali oramai siamo abituati.

Con Scatti fuori fuoco ci troviamo nella fredda Alaska. 
Harper è un'organizzatrice di eventi che è stata chiamata per svolgere il suo lavoro nell'hotel che appartiene a Frank, l'uomo che più rappresenta per lei una figura paterna. Lì la ragazza ha la (s)fortuna di conoscere Ian che, senza se e senza ma, le dimostra fin da subito un'antipatia gratuita così evidente che il lettore non potrà far altro che chiedersi cosa si nasconda dietro quell'atteggiamento. Perché qui non ci troviamo davanti al solito cliché lui odia lei, lei odia lui perché si piacciono sotto sotto poi però s'innamorano e il bene trionfa. Il comportamento di ogni singolo personaggio è profondamente motivato da scelte per nulla casuali ma coerenti alla storia e al trascorso dei singoli personaggi. Il lettore scoprirà gli altarini, i retroscena, le motivazioni piano piano, a gocce, perché se la verità fa male quella di Harper lo fa ancora di più.
Vorrei soffermarmi un attimo ad analizzare questo personaggio. Harper è una ragazza scostante, a tratti scorbutica, così tanto impegnata a innalzare i muri che alla fine ha smesso pure di chiedersi perché lo fa. Vi confesso che mi sono immedesimata completamente in questa ragazza spezzata dalla vita, impegnata ad allontanare tutti, segnata da segreti e bugie da parte delle persone che la circondano, in particolar modo dalla sua famiglia (o presunta tale). Harper è un personaggio autentico, privo di fronzoli. Sbaglia ma non si arrende, a riprova che la vita è sì ingiusta... ma è pur sempre vita.

Assaporare un sorso di vita normale e fiduciosa, rendeva il ritorno all'arsura del cinismo ancora più doloroso e difficile.

Confesso di aver voluto un approfondimento sul personaggio di Frank e sul loro rapporto. Se c'è un modo per farlo, cara Stefania, inventa qualcosa e parlane ancora. Così come avrei voluto stare di più nella mente di Ian perché secondo me ne vedrei delle belle! I personaggi sono così ben delineati nella loro complessità che il lettore si ritrova partecipe dei loro drammi personali e li vive sulla propria pelle.
E poi... l'inganno. A un certo punto della storia si scopre che Harper non è stata chiamata da Seattle nella fredda Alaska solo per organizzare l'inaugurazione dell'hotel. In qualche modo è stato il suo passato, e chi ne ha fatto parte, a farla ritrovare in questo presente così tanto ingarbugliato e confuso.
Questa storia mi ha strappato parecchie emozioni e molta empatia. E poi... sì. Confesso che mi ha strappato pure qualche lacrima.
Insomma questo romanzo è rivolto a chi è in cerca di personaggi profondi, a chi non si spaventa di fronte alle storie mature e a chi non ha paura di emozionarsi.
Se scrivere vuol dire saper suscitare sentimenti allora ribadisco che Stefania Da Forno è una che sa scrivere.