I personaggi de "La Stirpe di Agortos" (Prima Generazione)

Anika

Immagine di Kouma- Stock

Personaggio piuttosto complesso e misterioso. Si ha subito l'impressione che lei sappia tutto, e conosca anche il finale della "sua" storia.
La minore delle figlie di Agortos, la minuta ragazza bionda che resta ad abitare in casa dei genitori e per questo intuisce subito quale sarà il suo destino, tesse le fila della storia in maniera abile, districandosi perfettamente tra boschi creature e pericoli.
Si immola per la "causa", mai tentenna nè dubita su quanto suo padre ha fatto e detto nella sua vita. Poco si sa di lei in realtà, ho volutamente lasciato che il suo personaggio si velasse di un alone misterioso.

Perchè accetta subito di seguire le orme di suo padre? Perchè non dubita, come invece fa Airen, sua sorella?
Anika è uno dei personaggi che amo di più della storia. Risoluta, caparbia, capace di accettare ogni cosa.
Fatalista perchè no, ma fermamente convinta che ogni cosa abbia un senso preciso e che ogni tassello prima o poi andrà al suo posto poichè è inevitabile soccombere al proprio destino.




Dallo Stirpe Tour, la lettera di Anika al lettore

«Caro lettore,

temo che anche oggi sarò costretta a recarmi nel bosco. Sarà lì che mi incontrerai molto spesso, ma ti prego di non fraintendermi: la compagnia degli esseri umani non mi dispiace, ma è solo in quel posto che io mi sento a casa e in pace con me stessa.
Mio padre, Agortos, mi ha lasciato in eredità molte pergamene che parlano di esso, e non solo. Questi misteri mi hanno sempre affascinata, fin da bambina. Ricordo la figura di papà molto bene, lo ricordo mentre partiva per compiere i suoi viaggi e mentre tornava carico di oggetti che però mi vietava di vedere. Sono sempre stata una bambina curiosa, attenta a quello che accadeva in casa nonostante sia mamma che papà cercassero di nascondermi discorsi ed esperimenti che non avrei potuto capire vista la mia giovane età.
Avrei voluto condividere questa curiosità con Airen, ma lei è stata costretta a trasferirsi al castello, e così sono rimasta sola. Ricordo di aver pianto i giorni seguenti; mi ci volle del tempo per abituarmi al fatto che lei non ci fosse più. Dividevamo lo stesso letto, e gli inverni da allora diventarono più freddi per me. La vedevo di rado quando tornava a casa, ma non si soffermava con noi per molto tempo. Nemmeno quando la mamma si è ammalata. Credo che non potesse farlo e quando le chiedevo di raccontarmi qualcosa circa la sua esistenza lì tra quelle mura di pietra, lei non rispondeva quasi mai, come se avesse timore di farlo. D'altronde nemmeno io le dicevo cosa andavo a fare nel bosco, né le raccontavo di quello che papà ci aveva lasciato scritto nelle sue pergamene.
Papà mi manca. Sono tante le cose che avrei voluto domandargli. Mi ha lasciata con troppe faccende in sospeso da risolvere da sola. La mamma mi ha guidata, per quanto ha potuto, in questo mio percorso. Si sono amati molto in vita, ogni volta che lei mi parlava di lui gli occhi le si accendevano di un fuoco vivo. E io mi commuovevo. Vorrei un giorno poter trovare anch'io l'amore, ma temo che questo non mi sarà concesso. La mia vocazione è un'altra, quella stessa che convinse mio padre a lasciare tutti i suoi averi e i suoi studi per partire alla ricerca della Verità del mondo. Lui è andato molto vicino dal comprenderla. Io voglio fare lo stesso, anzi. Io voglio saperne di più.
Caro lettore, perdonami se ti sembrerò sfrontata. Mi riterrai una persona dalle idee chiare, risoluta, caparbia. In realtà molti sono i dubbi che mi assalgono, ma ho trovato il coraggio e la forza di affrontare quello che reputo il mio destino e nulla e nessuno mi farà cambiare idea.
Possa tu, lettore, fare lo stesso della tua vita.

Anika»