La strada fino a qui di... Natascia Luchetti
Buon pomeriggio, amici di blog!
Con la settimana che volge al termine, ospito nel mio angolino virtuale un'autrice bravissima di un genere che ho sempre adorato: il gotico. Conosciamo insieme Natascia Luchetti...
Ciao Natascia e benvenuta nel mio piccolo angolo virtuale. Per iniziare una domanda di rito che per un autore però non è mai scontata: che significato dai al verbo “scrivere”?
Con la settimana che volge al termine, ospito nel mio angolino virtuale un'autrice bravissima di un genere che ho sempre adorato: il gotico. Conosciamo insieme Natascia Luchetti...
Ciao Natascia e benvenuta nel mio piccolo angolo virtuale. Per iniziare una domanda di rito che per un autore però non è mai scontata: che significato dai al verbo “scrivere”?
Scrivere è dare voce al mare di
pensieri che girano per la testa, razionalizzarli e creare una realtà
dove mettere tutto quello su cui vuoi far riflettere le persone e su
cui stai riflettendo tu.
Adesso sei un'autrice che
pubblica per la casa editrice Delrai Edizioni. Ma andiamo indietro
nel tempo. Hai esordito nel 2015. Hai notato, in questi anni, piccoli
o grandi cambiamenti nel mondo editoriale?
Per me la vita, letterariamente
parlando, è cambiata radicalmente. Ho pubblicato con una C.E.
sedicente che ha preso i miei libri e li ha sbattuti sul mercato
senza nemmeno leggerli; quindi pieni di errori, da risistemare. Mi
mangio ancora i gomiti per aver collaborato con quella realtà perché
mi ha svilito e non poco. Nel 2016 ho provato il self e questo ha
contribuito ad abbattermi. Sai non mi so promuovere, non ne capisco
niente di marketing e da solo non puoi fare editing se non hai le
nozioni di base. Quindi stavo provando a vendere un prodotto da
affinare e non mi stupisco di non aver venduto nulla.
Con la Delrai è tutto diverso;
Malia è competente e tratta benissimo i miei testi, li migliora, mi
ha insegnato un sacco di cose e non so da dove iniziare a
ringraziarla.
Però ecco, tu mi hai chiesto se
è cambiato qualcosa? Tre anni sono pochi, ma sì, è cambiato
qualcosa. Ho visto esplodere un vero e proprio boom di editori che
basano il loro successo sul genere romance erotico, spesso importato
dagli USA. Diciamo che, la maggior parte di queste realtà ha uno
scopo in mente; sfruttare l’editoria per racimolare denaro, visto
quanto vende questo genere.
Tuttavia anche i grandi editori
si stanno vendendo alla tendenza del soldo facile; be’, credo che
lo facessero già, pubblicando cose a scarso valore artistico, come i
libri insulsi di volti noti dello spettacolo o del web. Gli YouTuber
e gli Influencer hanno colpito anche l’editoria, è inutile
negarlo.
In tutto questo io vedo
un’enorme passo verso la superficialità, ma si può dire che me
l’aspettavo. Il mondo sta prendendo questa piega, ormai. Tuttavia
c’è sempre qualcuno che crede ancora nel bello e io sono fortunata
ad averlo trovato.
Walpole, il precursore del romanzo gotico |
Per capire il genere gotico devi
conoscere almeno un po’ di Storia. Se non hai mai dato uno sguardo
al passato, come la maggioranza delle nuove generazioni, non so come
puoi rapportarti con un genere che attinge a piene mani da quello che
era l’uomo un tempo e vuole guidarti a riflettere su quanto sia
cambiato, portando il passato nel presente. Ovviamente è anche un
genere che richiede attenzione e non si presta tantissimo a una
lettura superficiale. Ogni personaggio è un simbolo, ogni mostro,
ogni ambientazione, ha un senso che non si può ignorare. Quindi i
gotici sono anche letture piuttosto impegnative. Ci vuole attenzione,
niente è scontato e serve un po’ di curiosità per scoprirlo.
L’elemento paranormale,
adesso, è tanto osteggiato, forse perché si è diffusa la credenza
comune che chiunque dia seguito a storie su vampiri, demoni e angeli
sia un povero credulone ancora affezionato al retaggio cattolico. Non
so perché, ma io vedo una forte discriminazione, negli ultimi tempi,
verso tutto quello che arricchisce il mondo reale, verso la fantasia,
come se questa non contasse più. Io credo che ci sia un
impoverimento in questo senso, forse dettato anche dalla scarsa
curiosità che abbiamo.
Credo che un prodotto fantasy,
gotico abbia bisogno di un massiccio marketing, per diventare un
successo, altrimenti fatica molto, proprio perché ci vuole qualcuno
che indirizzi la gente a pensare che qualcosa è bello perché lo
danno in tv.
Ebook contro cartaceo o ebook
che sostiene il cartaceo? Il formato digitale potrà mai sostituire
quello cartaceo? Cosa ne pensi in merito?
Non toglietemi mai il libro di
carta. L’ebook è comodissimo, quello è vero. Se non hai spazio,
come qui a casa mia, è d’obbligo leggere in formato digitale. Con
i kindle o i kobo, è facile anche leggere libri che dovresti
ordinare e aspettare come la manna dal cielo, perché i tempi di
spedizione non sono dei migliori, ma la carta sotto le dita, il
rumore delle pagine sfogliate, quella sensazione è impagabile e
insostituibile. Credo che l’ebook serva per vendere il cartaceo,
visto che quando un libro ti appassiona, senti il dovere di poterlo
toccare, stringere tra le dita. Quindi, lunga vita alla carta, anche
se sembra la scelta meno ecologica.
Parliamo ora di un fenomeno
diffusissimo: il self publishing. Anche tu hai provato questa strada.
Mi sapresti elencare almeno tre pro e tre contro?
Il self è un veicolo per far
esprimere tutti. Non costa niente. E se fai romance, ti fa fare uno
stipendietto buono per due o tre mesi.
Tuttavia, non è un bene che
tutti si esprimano, saturando il mercato di prodotti scadenti che la
gente ignara paga con soldi buoni. Non è adatto a chi non sa fare
marketing, perché è facile che un libro di un genere difficile non
venga letto da nessuno ( esperienza personale), non ti aiuta a capire
dove sbagli e non ti fa crescere come autore.
Dracula. Quando e come è
iniziata la tua passione e il tuo interesse verso questa figura
leggendaria?
Mamma mi ha fatto vedere il film
di Coppola quando avevo sei anni. È stato subito amore per il conte
e odio per Jonathan. (Mi perdoni Keanu, perché è davvero un grande
uomo, ma al tempo lo detestavo). Ho voluto che mamma mi leggesse il
libro e sai, all’inizio l’ho capito poco, ero piccola. L’ho
sempre portato nel cuore però e quando sono cresciuta l’ho riletto
un sacco di volte, comprendendolo, prendendolo come spunto per
studiare tante cose, come la figura di Vlad storico, a cui ricordiamo
che Dracula di Stoker è solo ispirato, l’epoca vittoriana, il
gotico in sé.
L’amore per Vlad però è
viscerale, sconfinato e mi ha portato fino in Romania per seguire le
sue orme, volevo calpestare il suolo che ha calpestato lui, vedere
tutto con i miei occhi.
Amo il Vlad storico ancora più
di quello letterale, perciò ho deciso di sedermi davanti al pc e di
fondere le due versioni. Volevo che facesse parte anche dei giorni
nostri, che non morisse nel 1897, così l’ho riportato a Londra nel
2016.
Non riesco a pensare che una
leggenda simile sia del tutto estinta.
Perché, in un mercato saturo
come quello editoriale che vanta decine di pubblicazioni a settimana,
un lettore dovrebbe scegliere proprio le tue storie?
Solo per scoprire quanto
Natascia Luchetti è folle.
Sto scherzando, in parte, perché
è vero che nei miei libri ci sono io.
Ma io non mi ritengo importante.
Ritengo importante quello su cui voglio far riflettere le persone.
Non c’è mai un eroe.
Non c’è mai un cattivo.
Nei miei libri ci sono solo
esseri umani che sbagliano e sognano, si maledicono e alcuni vivono
per sempre. Se cercano umanità, la trovano.
Scrittura e quotidianità.
Come concili la vita di tutti i giorni con la vita delle scrittore
che come ben sappiamo è fatta di un lavoro solitario, basato sulla
concentrazione e sull'ispirazione?
Io scrivo in ogni dove, anche
sulla tazza del cesso. Mi sono abituata a portare con me un cellulare
con un programma di scrittura (non è vero, più di uno, dipende da
quanto posso scrivere), in ogni luogo che vado, sia in casa che non.
Inizio ad amare la fila alle poste, o al banco del supermercato prima
della festa. Insomma, le attese non mi dispiacciono, perché io le
riempio. Scrivo di solito in salotto, perché lì ho il portatile che
in realtà è fisso lì e metto sempre le cuffie. I miei mi lasciano
parecchio tempo per farlo, perché sanno che è la mia vita. Non mi
disturbano, né mi chiamano mai quando scrivo e per questo li
ringrazio moltissimo. Ogni tanto c’è mio fratello che mi spedisce
per messaggio qualche idea e diciamo che tante volte scrivo intere
trame con lui. Passiamo un sacco di tempo a condividere la mia
passione e penso che questo sia il bello di avere un fratello. Anche
quando si legge tutto e mi dice che ne pensa. Insomma è un po’ un
martire.
C'è un autore contemporaneo,
un collega o una collega magari, che mi consiglieresti di leggere?
Perché?
Contemporaneo? Anne Rice e
Stephen King; una per il gotico e uno per l’horror. Senza
conoscerli, non conoscete l’evoluzione contemporanea del genere.
Ma prima ancora di questi due,
la gente deve leggere almeno una volta nella vita : La storia
Infinita di Michael Ende. È alla base di chi legge e chi scrive.
Riassume proprio il concetto di queste due cose.
E sapresti consigliarmi un
libro che, sempre secondo la tua opinione, uno scrittore dovrebbe
leggere per la propria formazione?
Io credo che per questo ci siano
i classici. A seconda del genere che vuoi fare, devi studiarne gli
elementi approfondendo i grandi del genere.
Io lo ammetto, sono cresciuta a
pane e classici gotici come Frankenstein, Dracula, il Monaco di Lewis
(leggetelo perché è bellissimo), Intervista col Vampiro, Carmilla.
Poi con i libri di King e non necessariamente horror, come per
esempio il Miglio Verde.
Una cosa è certa; non puoi
prescindere dai classici italiani come Pirandello, Verga, D’Annunzio,
Eco, perché loro, assieme a quelli che la scuola ti fa odiare
(Manzoni e Svevo), sono l’identità della nostra lingua, della
nostra letteratura.
Cosa diresti alle nuove
generazioni, quelle cresciute con tablet e telefonini, per farli
avvicinare al mondo della lettura?
Quello che vedete su uno schermo
è niente vicino a quello che può immaginare la vostra mente mentre
leggete.
Hai mai fatto presentazioni o
partecipato a incontri culturali, o incontri con le scuole, con i
tuoi libri? Se sì, vuoi parlarci brevemente di questa esperienza? Se
no, pensi di organizzarne in futuro?
Gli unici eventi a cui ho
partecipato come autrice sono il Salone del Libro di Torino e Tempo
di Libri a Milano, nonché altre fiere più piccole. Ho scoperto di
amare moltissimo il contatto col pubblico; mi piace rispondere alle
domande, confrontarmi con le persone su ciò che penso e approfondire
degli aspetti con loro. Peccato che non possa farlo tutti i giorni.
Ho fatto presentazioni solo in
sedi del genere ma non ho avuto contatto con le scuole, anche se
penso che su Dracula e Van Helsing, io e i ragazzi potremmo discutere
giornate intere. La fantasia è ancora viva nella mente dei ragazzi,
ecco perché sono più aperti a questi generi.
Marketing e pubblicità. Come
ti muovi in tal senso?
Io faccio schifo in questo
campo. Non c’è altro da dire. Non mi so promuovere, non ho idea di
come attirare gente e risulto sempre antipatica anche quando non
vorrei.
Progetti per il futuro? Come
ti vedi tra tre anni?
Ho già i libri pronti per i
prossimi tre anni, ma intaserò la cartella di Malia con altre
storie. Collaborerò con Alessandra Paoloni (non è che la conosce
lei per caso?) per un progetto molto ambizioso e duraturo.
Crescerò.
Imparerò e sperimenterò altri
generi. Ma la mia anima rimarrà sempre attaccata al gotico.