La strada fino a qui di... Tiziana Iaccarino

Buon inizio settimana, amici di blog!
Riattivando il mio angolo virtuale, ho ripreso anche un'attività che ho sempre adorato ovvero quella di ospitare colleghe e autrici per conoscere insieme la loro strada fino a qui.
In modo particolare, il nuovo ciclo di interviste verterà sul mondo dell'editoria e dei libri, passando per le esperienze personali.
Per inaugurare queste chiacchierate ho personalmente contattato Tiziana Iaccarino, amica e collega di vecchia data, che è stata tanto gentile da rispondere ad alcune mie domande.


Tiziana Iaccarino è un'autrice napoletana che, fin da bambina, si è districata nelle più svariate forme d'arte, cantando, disegnando, recitando e scrivendo. Ha all'attivo romanzi e racconti molto apprezzati che sono stati pubblicati in parte da case editrici e in parte in self publishing, è book blogger e scrive recensioni. Inoltre, ama viaggiare e sognare, pur restando sempre con i piedi ben piantati per terra.


 Diamo il via alle domande! 


Che significato dai al verbo scrivere?
Ciao Alessandra, grazie per avermi proposto questa intervista!
Il verbo scrivere, per me, è uguale a sognare.

Quanto e come è cambiato il mondo dell'editoria dal tuo esordio a oggi?
Sono passati molti anni dai miei inizi e tutto è cominciato con la partecipazione a concorsi letterari a cui accedevo con semplici poesie.
Ti parlo degli anni che precedevano e accoglievano il duemila, tempi in cui era impossibile immaginare i cambiamenti che sono avvenuti in seguito.
Ricordo che se non pubblicavi con un editore, ti potevi accodare alla lista degli autopubblicati, ma il self-publishing era considerato l'ultima spiaggia degli sfigati. Niente di ciò che è oggi con una divulgazione profonda e una rivoluzione digitale prepotente grazie ad Amazon, in pratica.
C'era l'editoria tradizionale, le copie cartacee e basta, che si stampavano in tipografia in copie limitate, perché costavano. Non c'era alcuna possibilità di divulgazione mediatica d'impatto come oggi, perché non erano diffusi così tanto i social network e soprattutto si usava meno internet perché non era alla portata di tutti come oggi.


Si dice che il mondo dell'editoria oggi sia in crisi. Cosa mi puoi dire al riguardo?
Sono convinta che la crisi editoriale di oggi sia più profonda di quel che si immagini.
Mi piace tenermi aggiornata sull'argomento e so che le case editrici, sia piccole che medie, senza neanche arrivare a parlare di quelle grandi, ora sono più selettive, anche per ridurre il numero di pubblicazioni annuali. “Pubblicare meno, ma di maggiore qualità” credo sia diventato il loro motto.
Fanno bene, ma non so quanto questo sia utile alle nuove leve perché, alla fine dei conti, secondo me, ci sono circoli nei quali non si entra e si pubblicano sempre le stesse persone. Non si vuole e non si può rischiare, perché non ci sono i soldi e si ha paura di investire sulle novità.

Dopo alcune esperienze con case editrici, sei passata a pubblicare in self. A un'autrice esordiente consiglieresti di provare con una casa editrice oppure di affrontare subito la strada del self publishing?
A me piace dire che sono un'autrice a doppio binario. Qualche anno fa reputavo poco propizio e interessante sperimentare il self-publishing, ma poi mi sono ricreduta nel tempo, per una serie di motivi (tra cui, appunto, la rivoluzione del digitale).
Adesso sono sia sotto contratto con case editrici che in self-publishing, perché mi piace cambiare, sperimentare, fare nuove esperienze.
A un esordiente consiglierei di cercare sempre una casa editrice, perché la critica e l'appoggio dei professionisti del settore può insegnare molto i primi tempi. Farsi seguire da chi è veramente preparato può essere fondamentale per imparare a valutarsi in seguito.
Secondo me, chi parte dal self-publishing e non sperimenta mai una casa editrice, non si mette in gioco fino in fondo, perché non si fa giudicare. Vuole fare il salto verso i lettori senza passare dal via.
Comodo, ma a volte pericoloso se non si è preparati. A volte, chi non si prepara e ha delle pecche anche dal punto di vista linguistico, poi ne paga le conseguenze sul campo.

Ci sono state esperienze durante il tuo percorso che ti hanno fatto pensare di mollare tutto?
Sì. Almeno due o tre volte.
Una volta sono stata ferma per un paio di anni. Ero decisa. Non sarei tornata indietro, ma non so cosa accadde di preciso a convincermi a ricominciare. Ricordo che, in quel periodo, arrivarono proposte di collaborazione da parte di siti web, proposte editoriali di due o tre piccole case editrici e degli inviti a fiere ed eventi.
La situazione fu sorprendente per la tempestività con cui arrivarono tutte assieme queste cose come se qualcuno avesse voluto darmi un segno o dirmi di non mollare.
L'ho reputato veramente un segno, perché io credo molto a queste cose.


Quale dei tuoi libri riscriveresti da capo e a quale invece non cambieresti una virgola? Perché?
Bella domanda. Non mi è stata mai fatta.
Cambierei o modificherei, magari anche riscrivendolo da capo, il mio secondo romanzo dal titolo “Le catene del potere” (Edizioni Eracle, 2011). Ero ancora immatura.
Non cambierei una virgola, invece, del romanzo “Sulle orme della notte” (Ciesse Edizioni, 2012). Ho lavorato con dei professionisti seri sull'editing per molti mesi, ho pianto, ho avuto ansie e paure, ho raccontato una parte della mia infanzia, ma soprattutto ho descritto un luogo a cui sono legatissima. È il mio piccolo capolavoro.


Potresti dirmi tre motivi per cui, tra tante autrici, in un mercato così saturo, un lettore dovrebbe leggere proprio i tuoi scritti?
Anche questa è una bella domanda.
Io sono molto critica con me stessa. Nella mia vita ho cestinato molte cose: scritti, dipinti, disegni. Se io per prima non sono soddisfatta di un mio lavoro artistico, non posso e non voglio presentarlo a nessuno.
Penso che, nel mare magnum di pubblicazioni, sia che io pubblichi con una casa editrice e sia che lo faccia in self-publishing, è giusto si sappia quanto sono attenta e minuziosa nella realizzazione delle mie opere, ma soprattutto quanta anima c'è. La mia. E tutta me stessa.
I miei libri sono i figli che non ho avuto: hanno un volto, la copertina, un'anima nelle loro storie, parlano tra le pagine, raccontano e vivono anche per me.

Cosa diresti alle nuove generazioni, quelle cresciute con tablet e telefonini, per farli avvicinare al mondo della lettura?
Io vorrei parlare con i loro genitori.
Oggi se ci sono degli adulti che non leggono il motivo è da imputare ai genitori che non li hanno abituati alla lettura da bambini. Credo molto nell'educazione alla lettura. Se non c'è in famiglia o a scuola, difficile che si trovi altrove, quando si diventa adulti.
Tutto parte dalla famiglia e da ciò che ti insegna fin da piccolo.


Hai mai fatto presentazioni o partecipato a incontri culturali, o incontri con le scuole, con i tuoi libri? Se sì, vuoi parlarci brevemente di questa esperienza? Se no, pensi di organizzarne in futuro?
Sì, in passato ho organizzato e realizzato molte presentazioni letterarie: mie e di colleghe in biblioteche, librerie e caffè letterari. Mi piace il contatto con le persone. Ho fatto tanto per me stessa, ma anche per altri scrittori e ne vado fiera, perché sono esperienze indimenticabili che ti riempiono il cuore quando vengono apprezzate e ricordate.
In futuro, chi lo sa!


Parliamo dei lettori: che rapporto hai con loro?
I miei lettori sono come amici. Anche persone che non conosco per me diventano familiari. Il mio approccio è amichevole, perché mi piace rendermi cordiale e trasmettere allegria, far divertire, sorridere, intrattenere, mai annoiare.


Marketing e pubblicità. Come ti muovi in tal senso?
Qui c'è da aprire un capitolo lunghissimo.
Il marketing è un lavoro a tutti gli effetti e anche molto serio e importante per la promozione di un libro.
Mi muovo in mille modi: un tempo, anni fa, presentavo i libri andando in giro per l'Italia, oggi mi muovo meno fisicamente, ma virtualmente sono sempre molto attiva. Mi piace. Mi diverte.


C'è un autore, classico o moderno, che vorresti eguagliare o che ti ispira?
Io amo Pirandello. Ci ha raccontato aspetti della personalità dell'uomo in modo eccelso.
Adoro, inoltre, anzi venero Gibran, un poeta, filosofo e scrittore libanese. Un maestro. Non credo sia facile arrivare tanto in alto. Era un artista e un genio.


Progetti per il futuro? Come ti vedi tra cinque anni?
Non saprei, preferisco vivere alla giornata. Faccio molta fatica a fare progetti, anche se sono questi in effetti a renderci vivi, a farci sognare, ma cerco di fare uno sforzo, perché ho bisogno di credere che anche domani io possa dare un senso alla mia vita.


Il Pink Cafè. Quando e perché è nato? E cosa offre ai lettori e agli scrittori?
Il Pink Cafè ha una storia che non ricordo neanche io del tutto! Sarà l'età. Non saprei dirti l'anno, ma ricordo, strano a dirlo perché oggi è l'8 marzo, che nacque in occasione della festa della donna, all'interno di un evento social di promozione di alcuni romanzi. Ecco perché è pink! Cafè... perché mi immagino seduta in un locale con amiche a ciarlare di tutto, in particolare di libri perché amo scrivere, ma anche leggere.



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