La strada fino a qui di... VeloNero

Buon sabato pomeriggio amici di blog!
Oggi sono felicissima di ospitare VeloNero, autrice di Un lungo fatale ultimo addio, edito da Newton Compton Editori. Un libro che ho divorato mesi fa e che vi consiglio assolutamente di leggere. Scrittura fluida e minuziosa, ritmo incalzante, personaggi che restano nel cuore. Un regency che non può mancare nella vostra libreria. Non ho saputo quindi resistere alla tentazione di fare alcune domande all'autrice che è stata così gentile da accettare la mia breve intervista.

Benvenuta VeloNero nel mio piccolo angolino virtuale. Ho rimandato così tanto questa chiacchierata che le cose da domandarti adesso sono triplicate. Per iniziare vorrei conoscere qualcosa in più sul tuo pseudonimo. Perché la scelta di firmarti con un nome d'arte e perché proprio VeloNero?

Ciao Alessandra, è sempre un piacere parlare con te. La scelta di usare uno pseudonimo nasce dalla necessità di mettere un filtro tra la mia famiglia e ciò che scrivo, per potermi esprimere in piena libertà. Per quanto riguarda la scelta di VeloNero i motivi sono molti, VeloNero è una password e allo stesso tempo il nome della cartella che racchiudeva i miei scritti. Quando ho cominciato, mi vergognavo a morte e ho nascosto tutto in un archivio criptato perché nessuno leggesse. Mi son detta: “Sarà meglio stendere un velo pietoso su tutta questa faccenda della scrittura, sì, un bel velo nero, come il pastore di Hawthorne”. Hawthorne - quello della lettera scarlatta, per intenderci - ha scritto una novella di un pastore che decide di vivere tutta la sua vita celando il volto dietro a un velo nero. Sono andata a rileggermi la storia e, stupore!, l’acerrimo nemico del pastore era il vicario di Westbury. Westbury è il titolo del mio primo libro: era un segno del destino, avrei usato VeloNero, scritto attaccato con le maiuscole come la password. Ti faccio una confessione, qualcosa che fino a ora ho tenuto per me, velo nero è anche una chiave per interpretare i miei scritti, perché io celo la verità dietro una cortina. VeloNero è perfetto per tutti questi motivi, non lascia ombra di dubbio sul fatto che non sia il mio nome, io mi chiamo R.R., punto! Nessuno pseudonimo sarebbe andato bene, ho scelto un no name carico di significati che è anche una chiave per interpretare i miei racconti.

Una delle domande di rito che rivolgo ad un autore riguarda la passione per scrittura. Quando è nata in te? Quando e perché hai sentito il bisogno di mettere su carta le tue storie?

Hai detto giusto, a un certo punto ho sentito il bisogno di comunicare e rendere tangibili le mie storie: l’unico mezzo che avevo a disposizione e conoscevo era la scrittura. Ho cominciato quando, ceduta la mia attività commerciale, ho avuto tempo a disposizione.

Prima di arrivare a parlare della pubblicazione Newton, volevo risalire con te al tuo esordio, ai tuoi primi passi da autrice. Quale è stato il tuo primo romanzo edito?

Il mio primo romanzo è Ritorno a Westbury, un regency che fa parte della stessa serie di Un lungo fatale ultimo addio di cui è un prequel. Avevo già pubblicato un romanzo breve su Amazon per farlo partecipare al concorso 20lines, che mi ha fatto comprendere che ci si potesse anche autopubblicare. Così l’ho fatto: visto che nessun editore mi ha mai risposto, ho pubblicato da sola Ritorno a Westbury. Vendetti sulla piattaforma Narcissus circa trecento copie, datate primo aprile. Pensai a uno scherzo e mandai una mail. Non era uno scherzo. Allora, appena ricevuta la fantastica cover da Elisabetta Baldan misi online anche Carta Bianca.


Quando “Carta Bianca” uscì su Amazon fu un successo. Ti aspettavi tutto quell'entusiasmo da parte dei lettori?

Non sapevo neppure ci fosse la classifica Amazon, la scoprii per caso e fu uno stupore e una gioia immensa. Poi la classifica Amazon è diventata la mia droga, ma questo è un altro discorso.

L'amore per il genere regency da cosa nasce? Perché ambientare le tue storie proprio in questo periodo storico anziché in un altro?

Conosco bene quel periodo, per cui è stato facile, probabilmente è stata anche una scelta furbina perché è un sottogenere molto apprezzato, ma l’ambientazione nasce da considerazioni storiche, visto che quel particolare periodo è stata una finestra di libertà per le donne, richiusa brutalmente dopo pochi decenni, in epoca vittoriana. Non sono io che scelgo il periodo storico, è la mia storia che per funzionare sceglie da sé la giusta collocazione spazio-temporale.

Ricordi cosa hai provato o cosa hai fatto con esattezza quando ti è arrivata la proposta editoriale della Newton?

Ho pianto. Ho chiamato mia figlia che leggesse lei per me la mail, perché io ero completamente fuori di testa.

Dalla firma del contratto all'uscita del libro cosa è accaduto? Come hai vissuto i mesi pre e post pubblicazione e come vivi ancora oggi la realtà di poter vedere il tuo libro sugli scaffali delle librerie?

Primo: non ho visto il mio libro sugli scaffali. So che nel resto d’Italia c’è e ce ne sono una valanga di copie ma, nella mia città, li ha solo la libreria dei miei amici. Questa cosa mi ha tolto molto del piacere e dell’entusiasmo. Anzi, è stata una pugnalata. Ma vedermi a Torino, al Salone del Libro, è stata una gioia grandissima. I tempi con le case editrici sono lenti, lo sai, ho deciso di prendermela comoda e sfidare uno dei miei limiti, l’impazienza.


L'aver firmato con una Big ha cambiato il tuo modo di concepire la scrittura e di conseguenza la pubblicazione?

Sì. Sì e ancora sì. Da indie nell’animo quale sono ho fatto tutto da me, di testa mia, seguendo quelle che erano le mie competenze per propormi ai lettori. Ho deciso di affidarmi e ho fatto bene. I tempi sono molto rallentati ma essere seguiti e indirizzati dona consapevolezze e una forza molto maggiore. Si cresce indiscutibilmente.

So che oltre a essere un'autrice Newton sei anche un'autrice self. Vuoi dirmi qualcosa a proposito della trilogia fino ad ora composta da “Lontano da Westbury” e “Ritorno a Westbury”?

Io scrivo anche contemporaneo. Mi documento e faccio ricerca come tutti, ma con lo storico lo studio è maggiore, ogni singola parola scritta va vagliata, ogni cosa descritta va controllata e resa plausibile all’interno della narrazione, quando è necessario piegarla alle proprie esigenze. È un lavoraccio e in questo periodo sono sfibrata, non ho le energie per riprendere il progetto Westbury. Ritorno a Westbury è acerbo e va rivisto, Lontano da Westbury è un progetto ambizioso, lo ammetto, ma la storia che ho in mente è buona, lo dico da spettatrice. Se non riesco a renderlo come desidero è meglio accantonare e dedicarsi al contemporaneo.

Autopubblicazione sì, autopubblicazione no. Se ne parla quasi ogni giorno. Tu che consigli daresti a un aspirante autore?

Il mio consiglio è di confrontarsi prima con i lettori e farsi aiutare anche solo da un correttore di bozze se non proprio un editor. Confrontarsi significa pubblicare racconti e romanzi a puntate su apposite piattaforme, blog compiacenti o da soli, sul proprio sito. Si impara, si capisce che cosa desidera il lettore, ci si fa conoscere da coloro che acquisteranno i libri. Autopubblicazione sì, anche se proporrei una netta distinzione fra SELF e INDIE, dove self è chi si butta e prova da inesperto e indie è l’autore consolidato che sceglie l’indipendenza. Sono due cose diverse. Io voto “Sì” al self, perché è giusto che tutti ci provino, voto sì a prezzo contenuto per vari motivi, il principale è che siccome garanzie, al lettore, non se ne danno, che almeno il prezzo sia limitato. Parlo di garanzie perché il vero problema sono le recensioni, che difficilmente, molto difficilmente, sono “libere”. Sarà il lettore a decidere se un libro è bello o no, indipendentemente dalle recensioni, e lo si capirà alla seconda pubblicazione. Inevitabile.

Domanda di rito: quale è il tuo libro preferito, quello che rileggeresti ancora e ancora non appena girata l'ultima pagina?

Orgoglio e Pregiudizio.

Come è il tuo rapporto con i lettori? Ricordi in modo particolare dei commenti, positivi o negativi che siano, che ti sono stati rivolti?

Commenti negativi pochi ma tutti ben motivati, mai disprezzo o accanimento. Ho preso molto seriamente le critiche e mi hanno aiutato a crescere e migliorare; anche dai lettori più entusiasti ho preteso critiche e sono state utilissime, anzi, ringrazio tutti. Con me non si parla mai con un sordo.

Leggi autori emergenti ed esordienti? Se sì, quali titoli e quali nomi mi consiglieresti?

Sì, ora leggo praticamente solo quello e nel panorama italiano trovo che ci siano autrici bravissime. Penso che Newton abbia selezionato autrici con storie che si distinguono, che hanno tutte qualcosa per cui ti restano dentro. Poi Emiliana de Vico, che parla di gente vera, Edy Tassi che è diversa, scrive storie diverse. Mi piace Angela d’Angelo e S. M. May, ma ce ne sono tante.

Per finire volevo chiederti a quali progetti stai attualmente lavorando. Quali storie impegnano le tue giornate?

Sto ampliando un erotico contemporaneo nato come romanzo breve, questo sarà il mio battesimo del fuoco.

Grazie mille per avermi fatto compagnia e spero di leggerti ancora presto e di vedere un'altra tua opera in libreria.

Grazie Alessandra, il piacere è stato tutto mio. Anche io spero in nuove pubblicazioni e aspetto di vedere prestissimo il tuo prossimo libro sugli scaffali. Un abbraccio.


Se volete saperne di più su VeloNero e sulle sue storie potete trovarla sul suo sito QUI.

Spero vivamente che la Newton pubblichi altre opere di questa autrice che, secondo il mio modesto giudizio che non scrivo tanto per, è una delle nuovi voci talentuose del panorama italiano.

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